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La Polonia si sta dirigendo verso le energie rinnovabili

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Nel rapporto dell’Istituto economico polacco e della Fondazione Instrat “Il futuro mix energetico della Polonia – fattori determinanti, strumenti e previsioni” si presume che entro il 2030 la percentuale di carbone nel mix nazionale diminuirà nettamente. Innanzitutto, tale calo sarà influenzato non solo dalla politica climatica dell’UE, ma anche da una diminuzione dei prezzi della produzione di energia da fonti rinnovabili e dal deterioramento della situazione economica delle miniere di carbone e delle centrali elettriche rispetto alla crescente forza del settore delle FER.

I cambiamenti dinamici del mix energetico polacco sono principalmente influenzati da tre fattori: la pressione normativa da parte della Commissione europea, un cambiamento nel pensiero delle imprese internazionali alla ricerca di opportunità di trasformazioni a basse emissioni di carbonio e lo sviluppo tecnologico che provoca un calo dei prezzi dell’energia da fonti rinnovabili. Presentando progetti di trasformazione formulati in modo ambizioso, la Polonia può aggiudicarsi gran parte dei 100 miliardi di euro annunciati da Ursula von der Leyen nel “Meccanismo dell’equa transizione” per investimenti verdi – afferma Aleksander Szpor, responsabile del gruppo energia e clima dell’Istituto economico polacco.

La decarbonizzazione è nell’interesse della Polonia
Ancora nel 1990, 14 paesi dell’UE stavano estraendo 370 milioni di tonnellate di carbone, mentre nel 2018 solo 5 paesi hanno estratto un totale di 74 milioni di tonnellate, di cui la quota polacca era dell’86%. Tuttavia, è da notare che il carbone non ha più alcuna giustificazione in Polonia. L’estrazione mineraria nazionale, a causa dell’esaurimento delle risorse, immette sul mercato sempre più carbone con parametri peggiori. La Polonia importa fino al 68% di carbone dalla Russia, e quindi il discorso politico secondo cui il carbone rappresenta un pilastro dell’economia polacca è falsato. I prezzi del carbone sono in aumento, mentre i costi delle FER stanno diminuendo. Lo si può ravvisare chiaramente prendendo come esempio il fotovoltaico, dove nel periodo 2010-2018 è stata registrata una riduzione fino al 77%.

Il gas svolgerà un ruolo importante nella diversificazione delle fonti energetiche per incentivare l-abbandono al tradizionale carbone, in quanto può essere un combustibile di transizione anche per un periodo di diversi decenni (come è accaduto in Danimarca). Il suo vantaggio è una minore emissività e un prezzo più competitivo rispetto al carbone. Il suo ruolo dipende dalla politica dell’UE, che implica l’abbandono completo dei combustibili fossili, incluso il gas.

Nel rapporto, gli analisti richiamano l’attenzione sull’elettrificazione alternativa dell’economia tramite l’utilizzo di gas e idrogeno, nonché sul ruolo dell’energia nucleare, sebbene presenti lo svantaggio di enormi costi finanziari e un notevole consumo di acqua. Il mix energetico della Polonia sarà determinato principalmente dalle normative UE e nazionali in base alle quali ogni tipo di investitore costruirà nuove fonti di produzioni diversificate. Si ritiene che le strategie nazionali e dell’UE saranno responsabili della quota di FER superiore al 50% o della determinazione della data limite, mentre sarà il mercato responsabile dell’attuazione. Considerando le divergenze nelle strategie delle istituzioni mondiali, dell’UE e dei singoli paesi, si raccomanda l’aumento della trasparenza degli strumenti di previsione e la riduzione delle barriere d’informazione, quali l’accesso ai dati, ad es. nel settore dell’energia elettrica.

Fonte: Istituto PIE, report in polacco 

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