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Le tesi pubblicate 50 anni fa nel rapporto del Club di Roma “I limiti alla crescita” sono corrette?

Meno di 50 anni fa, nel 1972, il programma World3 impiegò ben 7 giorni per calcolare quando la nostra civiltà sarebbe crollata. Secondo le previsioni del programma, questo momento sarebbe arrivato nel 2040. Il tempo ha verificato questa tesi? O forse ci troviamo davvero sull’orlo del collasso economico?

Una visione catastrofica del mondo

Nel 1972, gli scienziati del Massachussets Institute of Technology, basandosi sui calcoli del programma World3, crearono diverse visioni su come si sarebbe sviluppata in futuro la civiltà. Tutte le conclusioni sono contenute nel rapporto del Club di Roma denominato “I limiti alla crescita”, e le tesi ivi contenute sono state ampliate negli anni con nuove informazioni ottenute dagli scienziati, nonché le loro ipotesi. Il programma World3 ha operato sulla base di cinque variabili correlate tra di loro: inquinamento ambientale, popolazione mondiale, produzione alimentare, grado di industrializzazione e consumo di risorse non rinnovabili della natura.

Gli autori del documento hanno ripetutamente sottolineato che i presupposti su cui lavorano sono piuttosto semplici. Di conseguenza, la maggior parte delle persone – anche quelle legate al mondo della scienza – era scettica nei confronti di una visione così catastrofica del nostro mondo, secondo la quale si sarebbe gradualmente deteriorata dal 2040 in poi. Sebbene sia certamente difficile credere a questi calcoli, prima o poi occorre confrontarsi con essi.

Secondo gli autori del rapporto, l’unico modo per prevenire un collasso economico sarebbe stato quello di rallentare deliberatamente la crescita e muoversi verso uno sviluppo sostenibile. Tuttavia, come indicato da molte fonti, la situazione politica in quel momento era piuttosto complicata, e quindi solo dopo la caduta della cortina di ferro si sarebbe potuto iniziare seriamente ad attuare l’ideologia del rapporto del Club di Roma. Ma questo è stato effettivamente fatto? Sfortunatamente no. Secondo molti specialisti, abbiamo anche perso un ottimo momento per attuare misure rapide volte a limitare la crescita economica.

Il parere degli esperti sul rapporto del Club di Roma

Sebbene il libro “I limiti alla crescita” in realtà abbia ricevuto molte critiche, non tutti erano così scettici al riguardo. Secondo molti esperti, sebbene i calcoli dell’algoritmo fossero semplificati, indicavano sicuramente l’inevitabile avvento: il degrado del nostro mondo e il crollo delle società legate allo sfruttamento eccessivo del pianeta e alla ricerca di uno sviluppo continuo.

Fondamentalmente, si possono indicare due approcci al problema. Quali?

Tre scenari mondiali

Non molto tempo fa, Gaya Herrington, consigliere del Club di Roma, ha ripreso “I limiti della crescita”. A suo avviso, si possono indicare tre possibili opzioni:

• BAU2 (business-as-usual cioè normale),
• TC (tecnologia complessa)
• stabilizzazione del mondo (considerata da Herrington la meno probabile).

Indipendentemente dallo scenario, la conclusione è solo una: il mondo sta davvero per degradarsi, perché – nonostante le buone intenzioni dei più grandi paesi del mondo – mantenere l’attuale ritmo di sviluppo è semplicemente impossibile. Per prima cosa ci sarà un rallentamento, e in seguito – si degraderà gradualmente. Nel primo scenario, BAU2, il degrado è associato all’impossibilità di ricostruzione e al collasso della società. Nello scenario TC, sebbene anche qui sia presente un crollo economico, c’è la speranza di una lenta ripresa. Come accennato in precedenza, il terzo scenario, ovvero la stabilizzazione mondiale, è quello meno probabile a causa della necessità di attuare azioni radicali e rapide.

Potrebbe avere ragione un computer di mezzo secolo fa?

Secondo altri scienziati, i calcoli del programma World3 sono errati a causa del fatto che le interazioni tra il mondo che ci circonda e l’umanità sono imprevedibili e decisamente più complicate di quanto qualsiasi programma per computer creato 50 anni fa avrebbe potuto prevedere.

Un tema fortemente evidenziato dal rapporto del Club di Roma è il progressivo degrado del pianeta da parte dell’uomo, così come l’uso lento, ma regolare, di risorse essenziali non rinnovabili.

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